Nel dopoguerra in Europa, per merito della cosiddetta rivoluzione verde, si passò dalla scarsità alla eccedenza delle produzioni agricole e allora si privilegiò un'agricoltura basata sulla qualità delle produzioni. Ora, con una popolazione in esponenziale aumento, che nel 2050 arriverà a più di 9 miliardi di individui, si deve tornare a parlare di quantità e l'imperativo è quello di allargare l'orizzonte della discussione al mondo intero. Non dimentichiamoci che la stabilità sociale, da sempre, passa attraverso il soddisfacimento dei bisogni primari: le rivolte dei paesi del Nord Africa e il continuo flusso migratorio che si riversa sulle nostre coste ne è un chiaro esempio. In questo complesso panorama, quale sostegno è previsto da parte dell'UE? I bisogni continuano ad essere gli stessi, ma il numero di persone a doversi spartire le risorse del pianeta è in costante crescita: tutto ciò crea necessità di sempre più difficile soddisfazione. L'agricoltura è chiamata a tentare di rispondere nel modo più adeguato possibile a questa lotta per la sopravvivenza, modificando i suoi tradizionali metodi di produzione. Chiaramente il tutto senza che l'ambiente ne risenta. È questa la grande sfida: trovare il giusto equilibrio fra natura e tecnologia, fra necessità sociali e ambientali, per ottenere prodotti di qualità, in quantità sufficienti e accessibili a tutti senza dimenticare che l'agricoltore è la colonna portante di tutto questo e porta sulle spalle sia il peso di produrre il cibo che mangiamo sia la responsabilità della tutela dell'ambiente.