Imparare con le mani nella terra, grazie alla terra – esordisce il Presidente Andrea Miglioranzi – e l’orto come strumento educativo mette radici anche nelle scuole di Verona. Un insegnamento antico tornata alla ribalta: per approfondire il tema della differenziata e per un esperienza pratica di compostaggio. In sostanza la compostiera serve per il riciclo degli scarti provenienti dall’orto, che depositati nella medesima per alcuni mesi si decompongono e creano un terriccio, il compost, che può essere riutilizzato come fertilizzante per l’orto stesso. Ecco che la frazione organica dei nostri rifiuti domestici da scarto diventa risorsa. Questo progetto che si sta affermando in alcune scuole primarie del nostro territorio, ha al centro la prevenzione dei rifiuti urbani e si focalizza sulla frazione organica, promuovendo la raccolta differenziata e la pratica del compostaggio domestico, cioè la tecnica che utilizza la compostiera per trasformare rifiuti organici e scarti verdi in fertilizzante naturale. Il compostaggio è effettivamente il punto di partenza per affrontare il tema dei rifiuti e delle tecniche di riciclaggio in generale. E’ anche un’occasione per imparare a imitare la natura che non produce mai rifiuti, ma solo nuovi nutrienti per il ciclo della vita. Parlare di compostaggio significa ovviamente parlare della nostra pattumiera, dei rifiuti che ci riguardano più da vicino come cittadini ed anche dai nostri stili di vita e rappresenta un’opportunità per sensibilizzare le nuove generazioni alla responsabilità sociale e alla cura del territorio. Le altre scuole interessate al “progetto orti” 2015/2016, tutte primarie, sono la Pisano-Avesa di Avesa, Le Risorgive di Cadidavid, la Maggi di via Marconcini (Porto S. Pancrazio) e l’Istituto Provolo in via Berardi. A brevissimo collocheremo le compostiere anche da loro”. “Sono molto orgoglioso di aver partecipato a questo esaltate e significativo percorso didattico – afferma Miglioranzi – e perciò ringrazio voi bambini e i vostri insegnanti. A parte una maggiore conoscenza e sensibilità sui temi della sostenibilità e dell’alimentazione, curando le foglioline che sbucano e il primo fiore di zucchina che fa capolino si imparano anche il valore del cibo, il gusto e la salute. Non solo: l’orto insegna anche l’ecologia e la solidarietà. Non sprecare il cibo da una parte, proteggere la natura e il territorio dall’altra. E poi, lavorare la terra insieme creando un senso d’appartenenza e di comunità”. “Sentiamo sempre più il bisogno di formare un’autentica e sostenibile cultura ambientale – conclude il Presidente – e con il contributo consapevole e decisivo di ciascuno di noi contro lo spreco e la dispersione delle risorse, tutto diventa più facile e fattibile. Quindi avanti tutta con badili, zappe…. e compostiera perché in natura i rifiuti non esistono”.