NOI EXTRA DOBBIAMO OBBEDIRE, DOBBIAMO TACERE, DOBBIAMO RINGRAZIARE: PER SEMPRE? di Cleophas Adrien Dioma È strano. Quando si parla dei diritti degli immigrati c'è sempre qualcuno che alza la mano e chiede: "e i loro doveri?". I doveri degli immigrati. Gli immigrati devono rispettare le leggi italiane. Devono rispettare la cultura italiana. Devono rispettare gli usi e i costumi del popolo italiano. Devono imparare la lingua italiana. Devono lavorare. Devono amare o almeno rispettare l'Italia che li accoglie. Non devono pisciare sui muri. Non devono occupare le piazze. Meglio se sono silenziosi. Non possono bere fuori, stare in gruppo nelle vie degli italiani. Meglio se sono invisibili. Non possono entrare in Italia da clandestini. Non possono vivere in Italia da clandestini. Non possono cucinare il loro cibo anche se non sono clandestini. Se perdono il lavoro devono tornare a casa loro, anche se per molti anni hanno lavorato qui. Possono amare donne italiane ma non le possono sposare se sono clandestini. Non possono avere belle macchine, non possono vestirsi bene. Devono dare sempre questa immagine da poverini così possono essere "aiutati". Non devono avere nessuna opinione. Non devono fare vedere che sono intelligenti. Devono sempre seguire e dire sì. Dire sì a tutti, anche a quelli che a loro non piacciono. Devono tifare per l'Italia. Sventolare la bandiera italiana. Cantare l'inno italiano. Non devono praticare la loro religione. I loro figli devono studiare in delle scuole separate. Così cresceranno meglio e potranno integrarsi bene nella realtà italiana, avendo però sempre ben chiaro di non essere italiani. Non devono fare gruppi. Non devono organizzare le loro feste. Non devono parlare se non sono d'accordo. Zitti. Lo sanno gli italiani cosa devono fare. Non devono fare politica. Non devono scrivere quello che pensano. Non devono dire quello che pensano. Non devono pensare. Devono solo partecipare alle manifestazioni che organizzano gli italiani. Essere contenti quando li chiamano. Non devono portare il velo. Non devono essere rumeni, moldavi e albanesi. Non devono essere marocchini. Non devono essere senegalesi. Devono rimanere a casa loro. Devono ritornare a casa loro, qui non c'è più niente. Non devono vendere prodotti falsi. Non devono rivendicare i loro diritti. Devono ringraziare di poter vivere in un paese democratico, mostrare sempre riconoscenza. Devono essere umili, dimostrare sempre qualcosa. Devono impegnarsi ad essere l'eccezione, quella che non ruba, che non stupra le donne degli altri, che sa come ci si comporta. E poi di che diritti parlano? Domenica 23 settembre 2012, al Foro Boario Outdoor, alle ore 15:00, la sua musica contro la schiavitù dei migranti che lavorano la terra d'Italia. Sandro Joyeux, cantante e musicista francese, attraverso l'Antischiavitour vuole tracciare un filo rosso su tutto il territorio nazionale, per unire i numerosi ghetti e campi di sfruttamento che ancora vi sono disseminati ma anche le diverse realtà che operano sul campo a sostegno dei migranti che lavorano nell'agricoltura, in difesa dei loro diritti. La musica di Sandro è un ponte tra l'Europa e l'Africa. Durante i suoi concerti accade spesso che gli africani presenti si emozionino nel vedere questo ragazzo bianco che suona la loro musica e canta nei loro dialetti: il bambarà, il wolof, il susù. Per loro Sandro è "africano". "Ho attraversato cinque paesi africani e un deserto. Sono sopravvissuto alle carceri libiche. Abbiamo dovuto buttare i nostri compagni morti giù dalla barca durante la traversata, ma non avrei mai immaginato che l'inferno sarebbe iniziato al mio arrivo in Italia". Questo il racconto che Sandro ha ascoltato più spesso dalla voce viva dei ragazzi africani che ha incontrato in Italia. Dal "Gran ghetto" di San Severo (FG) a Venosa (PZ), da Palazzo San Gervasio (PZ) a Piazza Garibaldi (NA), da Rosarno (RC) a Castel Volturno (CE) a Saluzzo (CN). In tutti questi luoghi tristemente noti ai migranti che attraversano la penisola, dal 21 Agosto Sandro porterà la sua musica con lo scopo di restituire un po' d'Africa agli africani d'Italia, ma anche di accendere l'attenzione sulle condizioni di sfruttamento, povertà e totale assenza di diritti in cui vivono i migranti che lavorano nell'agricoltura. C.A. Dioma è scrittore e documentarista italiano nato in burkina faso, collaboratore della rivista Internazionale