Bestiari medievali, tra mito e scienza Intervengono Francesco Mezzalira e Francesco Zambon; coordina Alessandro Minelli Fra il XIII ed il XIV secolo si diffusero soprattutto tra Francia e Inghilterra - ma anche nel resto d'Europa, in particolare in Italia - libri ricchi di immagini, spesso fantastiche ma talvolta anche molto realistiche, di animali. Questi testi, i Bestiari, raccoglievano brevi descrizioni di animali (reali e immaginari), accompagnate da interpretazioni allegoriche e da riferimenti tratti dalla Bibbia. L'archetipo di tutta questa letteratura è un opuscolo greco del II-III secolo, il "Physiologus" (propriamente "Il conoscitore dei segreti della natura"), che offriva l'interpretazione degli animali e delle loro caratteristiche in chiave simbolica e religiosa. Ma nel corso dei secoli il materiale zoologico originario è venuto via via arricchendosi con l'apporto di numerose altre fonti: i naturalisti antichi (come Aristotele e Plinio), i commentatori biblici (in particolare san Basilio e sant'Ambrogio, autori di opere esegetiche sui "Sei giorni della creazione"), le enciclopedie e talvolta la stessa osservazione diretta. Un aspetto peculiare dei Bestiari è il fatto che in essi la descrizione delle caratteristiche e delle proprietà di ogni singola specie animale è inseparabile dalla sua valenza simbolica (di ordine quasi sempre religioso o morale, ma nei Bestiari più tardi anche amoroso); anzi, in molti casi l'elemento simbolico prevale sul dato oggettivo.