Un pianta annuale antica, con baccelli contenenti chicchi molto simili a quelli del caffè, e conosciuta localmente come "cafè mato" veniva seminata in testa alle file del granoturco. I chicchi erano poi utilizzati come base di una miscela succedanea del caffè negli anni ’40-’50 del secolo scorso. Testimonianza di Guido Marini, Canizzano di Treviso 1934, registrata in dialetto il 28 novembre 2016 a S. Angelo di Treviso. Trascrizione « - Mi dicevi del “cafè mato” Caffè matto, sulle piantate. - Sulle testate. Cos’era questo “cafè mato”? Era una pianta che veniva alta così, faceva un cespuglietto come una tuja (come tipo di ramo); e quello è il caffè. Proprio grani grandi come quelli del caffè. Altro che… - … non era caffè. Caffè matto, lo chiamavamo. - E veniva messo solo sulle testate. Sulle testate dei campi [di granoturco] - Lo piantavate contemporaneamente al granoturco, e quando era pronto per il raccolto? Quando tiravi via tutto [il granoturco]. - E dopo come lo adoperavate questo “cafè mato”? Lo tiravi giù dal fusto e lo cucinavi. - Come lo tiravi giù? 01:03 Erano dei piccoli baccelli, come quelli dei piselli. Piccoli … ed era preciso ad un grano di caffè. - E voi dovevate sgranarli. Sì, li sgranavamo, quando erano secchi. E anche se non erano secchi facevamo dei fasci legati con “strope” (ramoscelli di salice da vimini) e li mettevi in parte finché non erano pronti. Perché col tempo, anche se non c’è sole, si seccavano lo stesso. Li sgranavamo, e quando li avevamo preparati … [si mettevano] nella “bala”, quella che va sui cerchi, la bala con i due manici e le due mezzelune … e cucinavi il caffè. Adoperavamo quella. levavi un giro di cerchi [della “cucina economica”] e la mettevi là, la giravi, facevi rotolare dentro i semi. - Veniva fuori un buon… 02:11 Buono … era caffè matto, non era caffè Mokabon! - E per farlo diventare un po’ meglio cosa ci mettevate dentro? “El Tostato Brasil”, era come il carbone, era nero; lo compravi dal casoin [alimentarista, pizzicagnolo]. - A Canizzano. E com’era? Tutto un blocco, questo “tostato”, o era a granelli anche quello? No, era un quadretto, come quelli delle caramelle. Era tutto a quadretti, dentro; ne tiravi via uno, due, in base a quello che ti serviva, e lo mischiavi col caffè … - Caffè matto e Tostato Brasil. E dopo, per allungarlo, ci mettevamo anche quell’altra, come si chiama… la Miscela Leone. - Così avevate sempre la pignatta pronta! Ah, quella c’era sempre! - Dov’era? Sotto la tavola del secchiaio, sulla “scoladora” del secchiaio: là era appesa la pignatta. - Bevevate anche voi ragazzini? Quando avevi sete, andavi là e bevevi. - Era un caffè proprio per modo di dire… Eh, era una roba così ... lo bevevi». * Della stessa pianta da cui erano tratti i chicchi del caffè matto, una volta essiccata, venivano utilizzati gli steli sia per fare delle speciali scope lunghe “da spazzini” [scoe da tarùsso], sia per attrezzare il "bosco dei cavalieri", nell'ultima fase dell'allevamento del baco da seta. (Registrazione del 29.12.2016, file 16122901). Dal che si deduce che, forse, la pianta di cui parla il testimone - che non ne conosce né il nome italiano né quello scientifico - era il "Sorghum vulgare var. technicum", oppure la melica. * Succedanei del caffè, Tostato Brasil (gadget in http://raretracce.blogspot.it/2013/04/gadged.html), Miscela Leone Agricoltura tradizionale, autarchia, agricoltura di sussistenza