La nuova generazione di cingolati Challenger ha molte migliorie rispetto alle versioni precedenti, ma un grande vantaggio che esiste da sempre su tutte le macchine a due cingoli è la velocità di manovra che si associa a una forte capacità di trazione sui terreni che non siano eccessivamente bagnati. Lo sanno molto bene coloro che sono abituati a lavorare nei dintorni di Piacenza, dove sono proprio i Challenger ad essere i trattori più comuni nel segmento delle alte potenze. D'altronde il cingolo permette di distribuire il peso su una superficie di appoggio maggiore rispetto anche a pneumatici a bassa pressione, diminuendo il calpestamento, fattore da non sottovalutare su quei terreni che sono di natura piuttosto compatti. Quando si sollevano le attrezzature portate per le manovre in capezzagna il peso va a gravare interamente sul trattore, che appesantendosi lascia un segno più marcato, peggiorando la condizione già non ottimale delle testate di fine campo. Rispetto ai trattori gommati (oppure a quattro cingoli e ibridi) si guadagna molto in termini di manovrabilità: agendo sulla riduzione o il completo bloccaggio di un cingolo il Challenger gira su se stesso, il che è importante soprattutto se si lavora in spazi ristretti dove però è indispensabile utilizzare 300 o più cavalli motore: il cronometro per una manovra in aratura si ferma a 15 secondi, in ogni caso meno di 20 se si considera l'interramento dell'attrezzo. Il nuovo MT775E, all'opera in aratura fuori solco con un quadrivomere Moro Pietro, monta il motore 7 cilindri AGCO POWER AP98-4, da 9,8 l in grado di erogare 405 Cv di potenza nominale a 2.100 g/min e 438 in potenza massima a 1.900 g/min, con una coppia massima di 1.921 Nm a 1.500 g/min. Monta la consueta trasmissione di Challenger: un full-powershift con 16 rapporti in avanti e 4 indietro. L’introduzione nella serie E, rispetto ai precedenti powershift, è un sistema che forza automaticamente la messa in folle del cambio quando viene rilevato un sforzo al quale il motore non sarebbe in grado di sopperire e quindi rischierebbe di spegnersi. Grazie alle 16 marce in avanti e al sistema Mobil-Trac Challenger può arrivare a 40 km/h di velocità nei trasferimenti stradali, con un comfort che non ha eguali grazie alla sospensione Opti-Ride, che consente, oltre al lavoro come una normale sospensione, un’inclinazione del telaio in avanti o indietro di 8 gradi rispetto al movimento dei cingoli. La portata idraulica dell’impianto Load Sensing, 224 l/min standard che diventano 321 in optional, permette un sollevamento di 8.100 kg su tutta la corsa del sollevatore. I cingoli sono disponibili in più larghezze, in questo caso sono da 760 mm, ma ci sono anche quelli da 864 mm oppure più stretti, impiegati però solitamente in America e Australia. Il peso operativo è di circa 177 q.li. In aratura, su stoppie di soia, lavora con velocità da 7 km/h nei punti più critici fino a 9 km/h, ad una profondità che sfiora i 50 cm. Data: 5 - 10 - 2015. Località: San Giuliano Piacentino, frazione di Castelvetro Piacentino (PC). Un saluto e un enorme ringraziamento a Renzo Caminati e a Pietro Silva, alla guida del Challenger!