E con questa fanno tre...Trecentoquattro anni in tre. Saranno le mele cotogne o forse il buon vino che da secoli si produce in zona, le erbe officinali che si trovano in abbondanza come i "s-ciopett" le "radicele" o i "bruscandoli"A Codognè oggi vivono tre signore Ultra centenarie. L'ultima l'ho visitata ieri a casa sua, vicino la biblioteca comunale. Classe 1915 "Che giorno è il suo compleanno?" chiedo. "Ma..il compleanno non viene mai lo stesso giorno...un giorno è sabato,l'altro è domenica..." Non so se sta scherzando o se è un lapsus momentaneo..poi ridendo dice "L'8 Marzo" "Ah.. La festa della donna.." aggiung io "Si Due feste in una" Se dovessi estrapolare un minimo comun denominatore da queste tre interviste fatte alle ultra centenarie di Codognè sarebbe "l'allegria" Tutte e tre le intervistate hanno dimostrato di avere uno spiccato senso dell'umorismo. A è un torrente in piena, le piace conversare e raccontare dei tempi andati.E' lucida nel racconto anche se a volte le memorie si sovrappongono. Si commuove quando racconta di un giovane fucilato durante la seconda guerra mondiale. Parla volentieri di suo marito Dante scomparso molti anni fa. Cerco di distrarla chiedendole delle sagre, del filo'. "La stalla era il nostro salotto.C'era il tepore delle mucche e la luce della lampada perchè non c'era la luce elettrica. Per far durare la lampada più a lungo mettevamo un soldino di rame sopra, dove c'è lo sfiato e la luce durava più a lungo". E via con il racconto, sembra una mitragliatrice di parole, non si ferma più. Un piacere da ascoltare, da registrare. da conservare. Questo è il messaggio che vorrei trasmettere con le varie edizioni di questo libro "Codognè Cuore Veneto" far capire agli amministratori comunali, provinciali, regionali che l'enorme ricchezza che si cela dentro alle nostre case, nei piccoli paesi di campagna, va portata alla luce e conservata.Sarebbe bello pensare che i nostri posteri tra due trecento anni possano attingere a questa saggezza che sembra inesorabilmente destinata a scomparire. E' certo più facile costruire aiuole ed abbellire i paesi, fare rotonde e strade nuove che aiutino la viabilità. Tuttavia non dobbiamo dimenticare questa enorme risorsa che sono gli anziani ed i loro insegnamenti. Ci sono artigiani del legno, elettricisti, idraulici, muratori, cuochi in pensione che potrebbero insegnare ai nostri figli, ai nostri nipoti un mestiere di quelli che non tramontano mai.Sta ai nostri politici cogliere l'importanza di tali inesauribili risorse, ma sembra quasi impossibile far passare questo messaggio. La risposta rimane sempre la stessa: "Non ci sono soldi..." e intanto vengono buttati in progetti come il Mose a Venezia, dove i ladroni che hanno rubato risorse pubbliche sono fuori di prigione e si godono i soldi rubati dopo aver scontato ridicole pene. E' veramente un mondo alla rovescia. Per questo, le testimonianze dei nostri veci, il passato di un DNA destinato a soccombere vittima della globalizzazione e del menefreghismo, va conservato e tutelato come una vera ricchezza