La Gabbia 06 Aprile 2016. Intervento allevatori CRISI DEL LATTE - ANALISI DELLA SITUAZIONE ATTUALE Premessa • Mentre inizialmente il gesto di gettare il latte è stato un sussulto di dignità per non cedere al vile ricatto dei 18 centesimi al litro, oggi 07/04/2016, in Piemonte e Liguria, Parmalat non sta ritirando più il latte agli allevatori. Questo comporterà l’abbattimento dei capi di bestiame entro 2, massimo 3 giorni. Per descrivere la situazione è necessario evidenziare quanto segue: a. lo strapotere delle multinazionali che fanno a gara con casari nostrani a chi offre di meno. Il latte è una materia prima il cui prezzo è deciso dall'industria che lo compra per lavorarlo e rivenderlo con ricarichi da capogiro (20 centesimi/litro in acquisto contro 1,5 Euro di vendita) b. Il forte aumento della produzione di latte nel nord Europa (già eccedentario nella produzione rispetto al proprio mercato interno, contrariamente al nostro paese che da sempre produce solo per il 50% del proprio fabbisogno - situazione derivante dalle imposizioni del vecchio regime quote latte) c. Embargo russo che, oltre ad aver chiuso il mercato ai nostri prodotti di punta, ha convogliato in Italia latte e formaggio a basso costo, proveniente dai paesi dell’Est Europa, principali partner di Mosca (la Russia, prima delle sanzioni, importava il 45% del lattiero-caseario dall’Europa) d. la legislazione europea circa l’etichettatura è fuorviante per il consumatore: permette infatti la scritta Made in Italy alla sola condizione che ultima lavorazione sia fatta in Italia, noncurante del luogo di produzione delle materie prime impiegate. e. Acquisizione dei nostri marchi da parte dei gruppi multinazionali, che vengono usati come immagine per confezionare i prodotti indipendentemente dalla provenienza della materia prima che li compone. CONSIDERATO CHE L’Italia dai mille campanili è famosa nel mondo per la sua cucina, arricchita dalla varietà dei prodotti del territorio e delle popolazioni, che vengono prodotti e copiati in misura doppia rispetto a quanto si esporta (italian sounding). CONCLUSIONE • L’Italia non può accettare che le sue materie prime vengano messe sullo stesso piano economico di ciò che si produce all’estero senza tradizione. • Questa battaglia in difesa del 100% italiano, che pretende di legare il latte al territorio, e che vorremmo estendere a qualunque prodotto della terra, è l’unica via percorribile per: a. rilanciare il settore primario che ha bisogno di riavere la propria dignità (prezzi che coprono almeno i costi di produzione) b. per mantenere la nostra identità nel mondo intero c. per garantire la sicurezza alimentare alle nostre genti d. per garantire decine di migliaia di posti di lavoro e incrementare PIL e ricchezza dato che ogni litro di latte importato è una perdita netta di capitale e di lavoro per l’indotto (mangimi, impianti zootecnici e macchinari, veterinari… casari onesti) e. per garantire presidio e manutenzione del territorio (rotazioni colturali, pascoli, prati per il foraggio, pulizia dei fossi dei boschi e degli alpeggi) a costo zero per il cittadino.