Milano (askanews) - Greenpeace lancia un allarme sul taglio illegale di alberi nella foresta amazzonica che distrugge ettari ed ettari del polmone verde del pianeta. I dati sono frutto di due anni di indagini sull'industria del legname nell'Amazzonia brasiliana. Gran parte di quel legname, denuncia l'associazione ambientalista, viene venduto proprio in Europa oltre che in Israele e Stati Uniti. Greenpeace accusa i paesi importatori, tra cui l'Italia, di non eseguire i dovuti controlli sulla provenienza del legname. I casi pubblicati dall'associazione ambientalista mostrano come legni pregiati dall'Amazzonia (come l'ipè), a "rischio illegalità" siano stati utilizzati in diversi edifici pubblici come il ponte di Brooklyn a New York, il World Trade Center a Ginevra, la Biblioteca Nazionale a Parigi e il Politecnico di Torino. In Brasile il sistema di controllo forestale viene aggirato facilmente, Greenpeace ha documentato diversi modi per far diventare "legale" il legno tagliato illegalmente, attraverso false ceritficazioni. La foresta primaria, inoltre, viene tagliata e degradata, aprendo la strada a ulteriori attività di sfruttamento come l'allevamento e l'agricoltura estensiva. Il taglio illegale è anche causa di conflitti sociali, caratterizzato da fenomeni di schiavismo e da violenze contro chi si oppone.