Milano (askanews) - "L'ultima cena" di Leonardo da Vinci è una delle opere d'arte più note al mondo, ma pochi sanno che il suo autore possedeva, a pochi passi dal refettorio dei frati domenicani dove è stata dipinta, un vigneto. Glielo regalò Ludovico il Moro, alla fine del Quattrocento, e fino al 1943, come dimostrano le fotografie d'epoca, c'era ancora traccia di quei pergolati. Poi un bombardamento distrusse tutto, ma i ricercatori dell'Università di Modena, tra i quali Serena Imazio, hanno trovato vecchi frammenti di radici rimaste nel terreno e identificato il vitigno attraverso il loro Dna. "E' venuto fuori che la varietà in questione è una molto vicina alla Malvasia di Candia aromatica, quindi possiamo considerarla praticamente la stessa cosa. Questa parte del centro di Milano era un enorme vigneto. Il primo obiettivo che volevamo raggiungere era quello di consegnare a Milano un pezzo della sua storia e raccontare sia ai milanesi sia a tutti quelli che verranno che questo posto una c'era moltissimo verde e anche spazio per l'agricoltura". Tra i sostenitori del progetto di recupero del vigneto c'è Confagricoltura, guidata dal presidente Mario Guidi: "Ci è sembrato naturale, nel voler raccontare la verità sull'agricoltura, una verità fatta dal connubio tra tecnologia e tradizione, avere come ambasciatore Leonardo da Vinci, cioè un uomo di grande ingegno che sapeva, allo stesso tempo, creare opere d'arte e inventare anche tecnologie e prodotti nuovi". Leonardo veniva da una famiglia di vignaioli e forse tra cinque o sei anni, quando saranno cresciute, queste piante potranno produrre qualche litro di vino che permetterà di celebrare, anche nel palato, la memoria del genio vinciano.