I media ne celebrano continuamente il boom economico, ma l’altra faccia del Brasile è poco conosciuta. Eccone un esempio. Dal 2008 il Brasile è il maggior consumatore di agrotossici del mondo: ogni brasiliano consuma in media 5,2 litri di agrotossici l’anno. La salute dei lavoratori brasiliani costa 50,8 miliardi alle casse pubbliche, le imprese cerealicole e sementiere transgeniche riscuotono diritti sui brevetti (royalities) dai contadini, che hanno l’obbligo di utilizzarli, e poter così usufruire di incentivi fiscali da parte dello Stato per lo sviluppo delle loro aziende.Il tutto incentivato dalla corsa verso un primato. Entro tre anni, infatti, il Brasile dovrebbe diventare il maggior produttore mondiale di alimenti.Una corsa che presenta una realtà di fatto velata, esempio però delle conseguenze del divorzio tra i diritti della natura e i diritti umani attuato dalle corporation internazionali, con il sostegno delle politiche nazionali.È questa la drammatica realtà raccontata nel film “Il veleno è in tavola”, del noto documentarista brasiliano Silvio Tendler, sull’impari lotta fra il Golia delle multinazionali (Monsanto, Syngenta, Bayer, Dow, DuPont) e degli interessi politici, e il piccolo Davide della società brasiliana, prima vittima degli effetti della cosiddetta Rivoluzione Verde, che dal dopoguerra ogni giorno conta caduti tra produttori e operatori agricoli e consumatori.I veleni usati nella produzione agricola sono consentiti in nome della produttività proprio in quei Paesi i cui governi applicano politiche in nome di uno sviluppo e benessere umano “economicista”, sorvolando sulle effettive conseguenze che derivano dall’uso degli agrotossici sull’uomo e sulla natura. Una contraddizione intrinseca nel concetto di sviluppo e benessere umano che si rivela purtroppo causa di morte.E forse non a caso la tecnologia utilizzata durante la Rivoluzione Verde brasiliana proviene dall’industria della guerra (Bayer e Basf proprietari dell’impresa tedesca che deteneva il monopolio nella produzione di prodotti chimici nella Germania nazista; la Monsanto produttrice dell’agente arancio, diserbante che nella guerra del Vietnam venne utilizzato per defogliare le foreste, le cui ripercussioni sono tutt’oggi visibili sulle nuove generazioni vietnamite).In Brasile l’introito economico delle lobby degli agro-tossici supera i 7 miliardi di dollari. La promessa del “più cibo per tutti” della Rivoluzione Verde ha sradicato l’agricoltura familiare e la sua eredità per dare spazio a monocolture, a un’agricoltura intensiva che dagli anni ‘60 ha implicato un inarrestabile crescendo (e circolo vizioso) nell’uso di pesticidi e nell’uso dei semi transgenici. Il risultato: la perdita progressiva della fertilità dei suoli, della varietà colturale e della libertà di coltivazione. Tutto questo dietro il pretesto di una maggiore e migliore produttività. E per l’uomo, sorvolando sugli aspetti sociali, il malessere, la malattia, la morte.L’Anvisa (Agência Nacional de Vigilância Sanitária) ha denunciato la presenza di agrotossici al di sopra dei limiti consentiti dalla legge negli alimenti (frutta e verdura), e in alcuni casi addirittura illegali, poiché accade che per esigenze di mercato, i tempi che intercorrono tra l’uso del trattamento chimico e la raccolta non vengono rispettati. Un allarme che alcuni esponenti del governo brasiliano non hanno accolto di buon grado.Contro il modello agricolo imposto dall’agrochimica, si battono quotidianamente tanti piccoli produttori brasiliani consapevoli, i quali danno esempi virtuosi di produzione biologica, con il recupero di sementi creoli, nonostante la mancanza di quegli incentivi statali che vanno invece alle imprese agricole utilizzatrici di pesticidi e transgenici.Una lotta chiaramente scorretta, documentata dal reportage di denuncia di Tendler. Una lotta contro il tempo, poiché è lenta la presa di coscienza dell’opinione pubblica sulla necessità di preservare e difendere se stessi attraverso le risorse, mentre sono rapidi i processi di “rapina” delle risorse e della terra e le loro conseguenze sulla vita degli esseri umani e della biodiversità. "Il Resto del Carlinho (Utopia)" Il Brasile che NON vi raccontano. Articoli, reportages, video e film raccolti in ordine sparso e tradotti in italiano http://carlinhoutopia.wix.com/carlinhonews seguici anche sulla pagina Facebook: https://www.facebook.com/RestoDelCarlinhoUtopia