Da poco si è conclusa ArtVerona\Art Project Fair -14 - 17 ottobre-, di cui ho parlato abbondantemente nell’articolo pubblicato su art a part of culture, remove background noise http://www.artapartofculture.net/2016/10/14/artverona-2016-progetta-una-fiera-da-salotto/. La strategia della fiera d’arte moderna e contemporanea ha iscritto la 12.edizione di quest’anno -nell’ottica di una fiera da salotto-, favorendo una scelta economica nazionàl-popolare. Dal programma VIP taylor-made, ai tesoretti delle Fondazioni private per un ammontare di 215mila euro -tra premi e fondi di acquisizione- l’offerta, s’indirizza alla categoria più alta e sicura del mercato: l’imprenditore e il collezionista italiano. Un circolo virtuoso tra arte e impresa chiuso in un giardino non troppo grande se si pensa che l’Italia è al 7° posto tra le principali piazze mondiali dell’arte -secondo gli ultimi dati del Tefaf Art Market Report 2016-. Libera nella sua esaltazione, la kermesse sembra customizzare la promozione delle opere e degli artisti con interventi personalizzati alle sole esigenze di chi l’arte può comprarla -forse perché il collezionista italiano risiede prevalentemente al Nord, 77% secondo le statistiche-, forzando tal volta soluzioni in un mercato debole composto per il 43% da over 60. 120 gallerie, 16 spazi indipendenti, 18 riviste, talk, sessione dedicate, appuntameti off, premi e riconoscimenti, descrivono le attrattive per un pubblico esclusivo, sorretto da un sistema gerarchico di intermediari e addetti ai lavori. Quanto è importante per una galleria partecipare nei contesti fiera, quando questi producono solo il 18% di transazioni? Quanto influenza e quail compromessi deve accettare un’artista presente in una fiera-mercato? E poi gli indipendenti! Che non vendono oggetti, ma percosi progettuali? Ascoltiamo il punto di vista dei protagonisti della kermesse "salotto" di Verona!