Agricoltura, L'odio (La Haine): Grumvalski è morto di freddo
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Celebre passaggio del geniale fil "L'odio" di Mathieu Kassovitz. Grottesca lezione di vita ai tre protagonisti che stanno "cadendo da un palazzo di 50 piani".
Fin quì tutto bene...
Il problema non è la caduta. Ma l'atterraggio.
Ecco il testo della storiella:
Ci si sente meglio dopo una bella cacata...
Voi credete in Dio? Non bisogna domandarsi se si crede in Dio ma se dio crede in noi!
Avevo un amico che si chiamava Grumvalski. Siamo stati deportati insieme in Siberia.
Quando ti portano in Siberia nei campi di lavoro, si viaggia nei carri bestiame e si traversano steppe ghiacciate per giorni e giorni, senza vedere anima viva. Ci si scalda l'uno con l'altro ma il problema è che per liberarsi, per cacare, nel vagone non si può! e le sole fermate sono quando bisogna mettere l'acqua nella locomotiva.
Ma Grumvalski era parecchio timido e già quando dovevamo lavarci in gruppo si sentiva molto a disagio. Io lo prendevo un po' in giro per via di questa storia. Insomma, il treno si ferma e tutti noi ne approfittiamo per andare a cacare dietro, dietro il vagone. Ma io gli avevo talmente rotto le scatole al povero Grumvalski che lui decide di andarsene un po' lontano.
Insomma, il treno riparte. Tutti saltano su al volo perchè il treno non aspetta. Il problema è che Grumvalski che se n'era andato via dietro un cespuglio stava ancora cacando. Allora lo vedo correre fuori da dietro il cespuglio reggendosi con le mani i pantaloni per non farli cadere e tentando di raggiungere il treno. Io gli tendo la mano, ma come lui mi tende le sue, deve mollare i pantaloni che gli cadono alle caviglie. Ritira su i pantaloni e si rimette a correre... e i pantaloni gli cascano tutte le volte che Grumvalski prova a tendermi le mani".
"Allora insomma, che è successo?"
Niente. Grumvalski è... morto di freddo!
Arrivederci...
Arrivederci...
Commento
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Il treno portava ai campi di lavoro.
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La morale è che grumvalski non è riuscito nemmeno a farsi una bella cagata prima di morire
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Secondo me il treno e la vita è si può rischiare di perderlo per una semplice cacata o stronzata come per l appunto uccidere uno sbirro specie se si rifiuta la mano di un amico per continuare a commettere cazzate per l appunto alzarsi i pantaloni per la paura di rimanere con il culo di fuori davanti agli altri, o comunque sembrare diversi dagli altri tanto da non accorgersi nemmeno che il treno è ormai partito..Questa è la personale interpretazione che ho dato io a questa scena di questo fantastico film
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Ci si sente meglio dopo una bella cacata...lo sto scrivendo seduto sul cesso a cacare
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ognuno da le sue interpretazioni .. la mia opinione è che chi ha vergogna di una cosa naturale come il cacare, non sopravvive
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"Ci si sente meglio dopo una bella cacata"
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la morale della storia .. mai essere ebrei
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Mamma mia quante cazzate! Il senso è questo. In un sistema diviso, in cui un'azione di una parte comporta il disagio dell'altra e viceversa (correre implica non tendere le mani e tendere le mani implica non correre), il sistema è destinato ad implodere (morire di freddo). Il classico ciclo "odio genera odio". Tutto il senso del film.
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il senso di questa storia è che bisogno prendere il treno quando passa, e non allontanarsi mai troppo dalle opportunità che ci vengono offerte
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La morale secondo me in questa scena, nel momento in cui l'anziano prende in giro Grumvalski, se non l'avesse fatto non sarebbe andato a defecare più lontano, quindi non avrebbe mai perso il treno. Quindi non bisognerebbe giudicare la diversità o sensibilità degli altri, se non gli avesse mai detto nulla non sarebbe morto...
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Parole sante.
Kassovitz uno dei più grandi registi contemporanei. La stoffa si vedeva già all'epoca.
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??? ahahahha
si chiama interpretazione, se il significato fosse questo non sarebbe il capolavoro che è.
il treno non aspetta ;)
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Io la vedo così: Il vecchio coi suoi "coinquilini" di treno erano stati deportati, quindi andavano incontro alla morte, seppur qualcuno s'è salvato. Il vecchio è uno dei sopravvissuti . E' proprio ironia della sorte, quel treno che li portava alla morte, li ha salvati, mentre il povero Grumvalski che era andato per liberarsi, è sfuggito alla deportazione, ma è morto di freddo.
Ironia della sorte. E' un canto all'ironia che la vita può avere nella propria risoluzione.
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Secondo me il senso del discorso è "il treno non aspetta", tutto il resto della storia dipende dal fatto che è stato sottovalutata questa semplice considerazione. La vita è il treno, e non aspetta nessuno.
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Questo è evidente anche dalle inquadrature e dal contesto... il regista e' bravo.... il vecchietto si rivolge e racconta la storiella solo a Vins e Hubert e non a Said che nel frattempo resta fuori dal discorso perchè sta parlando al telefono....ed alla fine è l'unico dei 3 a farsi la domanda sul perche' il vecchietto gli ha raccontato quella storia.
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Per questo motivo secondo me ha senso all' interno del film.... Hubert cerca per tutto il film in tutti i modi di convincere Vins a non fare una cazzata con la pistola, ma alla fine è lui stesso a farla e a morire come Vins. La fatalità vince su Vins come con Grumvalsky e il senso di responsabilità su Hubert come per il vecchiettino, quando il treno oramai è già partito. L'unico che si salva è Said, che quindi rappresenta la speranza di cambiamento.
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Secondo me la spiegazione è ancora piu' semplice. Ognuno paga il prezzo delle proprie azioni responsabilmente, e una volta che le cose accadono non si può più porvi rimedio se non lo si e' fatto prima. Non è solo Grumvalsky che muore di freddo a pagare, ma anche il vecchiettino che racconta. Dice "gli avevo talmente rotto le scatole..." e poi "io gli tendo la mano" quando il treno è già partito..quindi anche se Grumvalsky accetta tendendo la sua e senza calzoni,ormai è troppo tardi per entrambi.
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ci sono dei momenti in cui dobbiamo superare le nostre paure o i nostri problemi, altrimenti ce li porteremo davanti per tutta la vita ed un giorno o l'altro dovremmo far conto con loro.
La vita continua imperterrita.
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sostituisci la cagata con "le paure" o "i problemi" e il treno con "la vita".
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grande saggio questo vecchio : voi credete in dio? non bisogna chiedersi se si crede in dio ma se lui crede in noi o.o non so..mi piace come frase o.o
Celebre passaggio del geniale fil "L'odio" di Mathieu Kassovitz. Grottesca lezione di vita ai tre protagonisti che stanno "cadendo da un palazzo di 50 piani". Fin quì tutto bene... Il problema non è la caduta. Ma l'atterraggio. Ecco il testo della storiella: Ci si sente meglio dopo una bella cacata... Voi credete in Dio? Non bisogna domandarsi se si crede in Dio ma se dio crede in noi! Avevo un amico che si chiamava Grumvalski. Siamo stati deportati insieme in Siberia. Quando ti portano in Siberia nei campi di lavoro, si viaggia nei carri bestiame e si traversano steppe ghiacciate per giorni e giorni, senza vedere anima viva. Ci si scalda l'uno con l'altro ma il problema è che per liberarsi, per cacare, nel vagone non si può! e le sole fermate sono quando bisogna mettere l'acqua nella locomotiva. Ma Grumvalski era parecchio timido e già quando dovevamo lavarci in gruppo si sentiva molto a disagio. Io lo prendevo un po' in giro per via di questa storia. Insomma, il treno si ferma e tutti noi ne approfittiamo per andare a cacare dietro, dietro il vagone. Ma io gli avevo talmente rotto le scatole al povero Grumvalski che lui decide di andarsene un po' lontano. Insomma, il treno riparte. Tutti saltano su al volo perchè il treno non aspetta. Il problema è che Grumvalski che se n'era andato via dietro un cespuglio stava ancora cacando. Allora lo vedo correre fuori da dietro il cespuglio reggendosi con le mani i pantaloni per non farli cadere e tentando di raggiungere il treno. Io gli tendo la mano, ma come lui mi tende le sue, deve mollare i pantaloni che gli cadono alle caviglie. Ritira su i pantaloni e si rimette a correre... e i pantaloni gli cascano tutte le volte che Grumvalski prova a tendermi le mani". "Allora insomma, che è successo?" Niente. Grumvalski è... morto di freddo! Arrivederci... Arrivederci...
Commento
Kassovitz uno dei più grandi registi contemporanei. La stoffa si vedeva già all'epoca.