Video Maker - Carlo Manni Lungo la costa occidentale della Sicilia, tra Marsala e Trapani, sono situate le saline Ettore e Infersa di proprietà della famiglia D'Alì Staiti, probabilmente le piú importanti in Europa per la quantità e la qualità del sale che vi viene estratto, grazie alla temperatura, al vento e alle scarsissime piogge che consentono ben 5/6 mesi di evaporazione in un anno. Entrando nella Laguna dello Stagnone ci si ritrova circondati da un paesaggio di antica e suggestiva bellezza che sembra rimasto immutato da secoli o comunque con ben pochi cambiamenti da quando le saline furono impiantate, forse addirittura dai Fenici. Di fronte e intorno quattro bellissime isolette tra le quali spicca Mozia, uno stupendo museo a cielo aperto. La Riserva naturale integrale Saline di Trapani e Paceco è una riserva naturale regionale della Sicilia istituita nel 1995, che si estende per quasi 1000 ettari nel territorio dei comuni di Trapani e Paceco. La riserva, all'interno della quale si esercita l'antica attività di estrazione del sale, è una importante zona umida che offre riparo a numerose specie di uccelli migratori. È gestita dal WWF Italia. Storia Di origine fenicia, il geografo arabo al-Idrīsī documenta la presenza delle saline già nel periodo della dominazione normanna in Sicilia. Sotto il regno di Federico di Svevia fu istituito il monopolio di Stato sulla produzione del sale, che si protrasse anche durante la dominazione angioina. Furono in seguito gli aragonesi a sancire il ritorno alla proprietà privata, ma fu sotto la corona spagnola che l'attività di produzione del sale raggiunse la sua acme, trasformando il porto di Trapani nel più importante centro europeo di commercio del prezioso elemento. Dal 1861 con l'Unità d'Italia queste saline non furono nazionalizzate, e furono le uniche a superare il monopolio del sale da parte dello Stato, esportandolo in diversi paesi. Dopo la prima guerra mondiale con la concorrenza delle saline industrializzate di Cagliari iniziò la decadenza delle saline trapanesi, accentuata dallo scoppio della Seconda guerra mondiale e dalla concorrenza straniera con il salgemma. Molte delle saline furono dismesse o abbandonate. Restano i caratteristici mulini a vento, utilizzati nel tempo, per una duplice funzione: alcuni per la macinazione del sale, altri per il pompaggio dell'acqua salata da una vasca all'altra. Ma dopo la istituzione della Riserva, avvenuta con decreto dell'Assessore al Territorio e Ambiente della Regione siciliana n.257 dell'11 maggio 1995, ed il suo affidamento in gestione al WWF Italia, si è assistito ad un nuovo rilancio delle attività produttive e della lavorazione del sale, da parte della Sosalt, che è il principale produttore, con l'approvazione di interventi di restauro e recupero degli impianti abbandonati. Il sale marino trapanese è oggi inserito nell'elenco dei Prodotti agroalimentari tradizionali siciliani riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, che nell'aprile 2011 ne ha anche riconosciuto la IGP con la denominazione "Sale marino di Trapani". Nel 2011 le saline di Trapani hanno ottenuto il riconoscimento di zona umida Ramsar, con decreto del ministero dell'Ambiente.