La descrizione delle erbe palustri del fiume Sile e dei loro svariati usi. Testimonianza di Gino C., S. Angelo di Treviso 1929, registrata il 27 gennaio 1985. Lingua parlata: dialetto di Treviso. Trascrizione in italiano. «Veniva giù dal Sile, dall'acqua corrente, tutta questa roba che chiamavamo "menaisse". Venivano giù erbe che tagliavano lungo il Sile, le "paere" (Sparganium sp.) quando c'era pioggia torrenziale (brantanava) - perché d'agosto tagliavi tutto el palù, non restava niente. Veniva giù quella piccola rogna che viene sempre su quegli spiazzi morti di acqua, veniva giù con una piena ... E con quella si faceva concime, che sarebbe stato letame per la terra. Si prendeva, e dopo si tornava su e si portava nella concimaia, nella "corte". - Quanti carri, in un anno, venivano? Si poteva andare ogni 7-8 giorni e trovavi un piccolo carico di roba (na barcadea), perché è roba pesante... In un carico (in na barcàaa) ci stava magari un grumo, non so, dalle dimensioni di un "maréto de fen" (piccolo "maro" - mucchio - bica) di fieno. E dopo quando era marcita restava poco. - E le erbe che voi adoperavate ... lo strame. Lo strame era ... canèe (Phragmites australis) e esca / lopa (Carex sp.) - Non avevano ancora il pennacchio, le canèe. Sì, sì, lo avevano, e anzi con le canèe facevamo "el casoto dea barca". Le tagliavamo perché erano belle lunghe, le tagliavi a mazzi e poi facevi il casoto. - Che altre robe facevate con le canèe? Dopo, le altre, che a forza di mischiarle si rompevano a metà e non stavano più dritte, si usavano per "sternir e bestie" (far letto al bestiame, in stalla). Non si facevano "grisioe" (stuoie) con quelle cannucce, perché sono poco forti. - Con cosa si fanno le grisioe? È un'altra paglia che è tanto più forte: assomiglia quasi al "bàmbu". - Non viene qua sul Sile. No, quella non viene qua, dovrebbe venire verso Chioggia. È roba più consistente. Perché con questa canna non puoi fare soffitti. - Allora, cosa s'intende per strame? Lo strame, da noi, era di tre quattro tipi. C'era "lopa"(esca), c'erano canèè e c'erano i groƚi. (Interviene la sorella "Maria Cèa"): "Non potevi mica farli venire in cucina, che era più caldo?"... - Groƚi o broƚi? Groƚi (Iuncus sp. e Cyperus sp. - cfr. Emanuele Bellò, Dizionario dialetto trevigiano destra Piave) - Cosa erano? Erano lunghi così, tondi; non tagliavano, quelli; in vece l'esca taglia. Maria Cèa - Erano rotondi, venivano su come la lopa. -Paerossi, allora! No, somigliavano quasi alla lopa. - Adesso non ci sono, nel palù. Eh, c'è n'è qualche bàro (cespuglio). - In questa stagione qua, no. Sì, sì, ci sono, ma tutti rovesciati, perché è una pianta più grassa delle altre. Maria Cea - Sì è una roba floscia. - Per saperla individuare... E tutta questa roba qua la tagliavate. Si chiamava strame e lo mettevate sotto le vacche, invece con le paére gli davate da mangiare. Mangiavano, e quello che non mangiavano gli restava per terra. - Mi hai detto delle fontane. Le chiamavate fontane o fontanassi? Ah beh, le fontane erano più piccole, il fontanasso era più grande. - Ma è la stessa roba, tutt'e due sorgenti... "Guarda che grande, che razza di fontanazzo!", mentre una fontana è più piccola. ... - Ho sentito dire che a volte sul palù, camminando, bisogna stare attenti perché ... è pericoloso andare sul palù? Per quello che ci voglio le "pàte", sennò vai sotto fino al collo ... La fontana poteva essere profonda anche 5-6 metri. - Appunto. Allora non bastano le pàte... Ma non vai mica sulla fontana! Vedi lo spiazzo di acqua; crescono le erbe, non canèe, e non paére, tutte quelle erbe che ti ho detto, menaisse. Dove c'è tanta acqua così sei sicuro, se non è acqua corrente, che ci sono sempre canèe o paére. Dove c'è la fontana ti accorge, perché ci sono le menaisse, e là sei sicuro che siamo fondi e non devi andare... - Non ci sono punti pericolosi, che ti ingannino? Se vai a piedi così sei sicuro che ce ne sono, se vai con quegli attrezzi (pàte) sei sicuro che non ti impianti (...) Andavamo a segare le paére fino vicino al Sile e dopo c'era strapiombo (...) perché la segavi tutta, l'erba. - La paéra come la mangiavano, le vacche? La seccavate, prima? Sì, poi si faceva il pagliaio di fieno (a mèda) ... le lasciavi da sole, era come per pulirsi i denti, gliele davi dopo cena. Tu mangi formaggio e le vacche mangiavano le paére dopo aver mangiato l'erba, la crusca (a semoƚa). Quelle che non mangiavano, restavano per far letto. -Con il resto della palude facevi letto... Ma bisognava seccare anche quello. -Non pungevano quelle cannucce? Sì, ma le vacche hanno una pelle! Quando tiravano il carro di letame Gli piantavi la forca sulla pelle, così. Povere bestie. -La manutenzione di questi canali, come la facevate? [...]