reportage fotografico degrado VILLA REALE DI MONZA (ala nord e piano secondo) photo and photo editing AARON OLZER www.aaronolzer.com video editing AARON OLZER, FABIO ROMENICI, SIMONE MONGINI www.monginigraphics.it Villa Reale, grandioso palazzo della Corte Asburgica, venne eretto a Monza durante un periodo molto lungo, tra il 1777 e il 1870, sotto la guida, in un primo tempo, di Giuseppe Piermanini. I lavori non furono allora interamente completati, per problemi economici, ma il luogo divenne residenza della famiglia. La Villa Reale venne voluta da Maria Teresa d'Austria, che ne affidò la realizzazione al figlio, l'Arciduca Ferdinando, che allora risideva a Milano e che desiderava da tempo una residenza di campagna dove trascorrere il tempo in piacevole contatto con la natura, cacciando, ma anche dando feste. L'impianto della Villa è quallo caratteristico della villa romana, con un corpo centrale e due ali che si dipartono ad angolo retto. La facciata a est, preceduta da una scalinata è la più importante. L'ingresso principale della Villa è rivolto ad ovest, mentre il cortile d'onore che si trova tra i due bracci dell'edificio, è racchiuso da una cancellata a lance dorate a scopo protettivo, eretta dopo che una sommossa popolare portò gli insorti fino alle porte della Villa. La corte principale è circondata da due corpi laterali, rappresentati dal Teatrino di Corte (creato per volere di Eugenio de Beauharnais, che ancora ospita serate artistiche) e dalla Cavallerizza. Il viale principale era fino al 1900 molto curato e lussureggiante di ogni tipo di alberi: aranci, alberi da frutto, una moltitudine di fiori. La facciata principale, sulla quale si aprono moltissime finestre, è ornata da una scalinata centrale e da una terrazza, da cui si accede al vestibolo circolare, circondato da colonne. Di fronte all'entrata, sta la grande sala del trono o sala degli arazzi, usata come salone di rappresentanza e delle feste, sormontata da una balaustra da cui si accede al piano superiore. Le molte sale luminose e ariose, sono decorate sovente da stucchi ed affreschi, dovuti, soprattutto nei salottini, all'Albertolli. Tra le sale di maggior pregio, ricordiamo: la sala giapponese, il salone da pranzo (l'unico ambiente ancora originale e ben conservato), il salone della musica, la biblioteca della regina, l'armeria reale ed ancora una piccola sala del trono. Dall'anticamera dell'appartamento del re (pregevole la pavimentazione lignea e il caminetto piastrellato), si accede attraverso uno scalone marmoreo al secondo piano nobile, che ospita sale sfarzose di epoca più tarda rispetto al piano terreno. All'estremità dell'ala sinistra della Villa, si trova la cappella, aperta ancora al pubblico ogni domenica, opera anch'essa del Piermanini, che ha una pianta a croce greca. Nell'ala nord, al piano rialzato, dal 1935 è situata una Pinacoteca, voluta dal pittore monzese Erme Ripa, essa ospita opere dell'arte lombarda dal 1500 al 1800. Nel 1942 fu trasferito nell'ala destra della Villa Reale, il patrimonio librario della Biblioteca Nazionale per i ciechi, fondata a Genova nel 1928, ed è l'unica nel suo genere in Italia. Agli inizi i libri erano scritti in alfabeto Braille a mano, in parte dai detenuti del carcere di Genova ed in parte dai ciechi che lavoravano sotto dettatura. Nel 1951 si ebbero le prime macchine dattilografiche a scrittura in rilievo, che alleviarono la fatica della trascrizione sulle apposite tavolette. Ora si è riusciti a realizzare una apparecchiatura elettronica, che ha notevolmente aumentato la produzione editoriale in Braille. Per i magnifici giardini, estesi per 40 ettari, il Pieramanini volle una fusione tra il caratteristico giardino all'italiana e quello all'inglese, ed erano all'epoca reale divisi in giardini all'inglese, frutteti ed orti botanici. In essi erano stati portati ruderi da varie parti di Milano, al fine di abbellire l'ambiente, erano stati creati laghetti, tempietti secondo la moda dell'epoca, e vi vivevano liberi cervi, camosci, daini ed antilopi. Fu Napoleone a volere la creazione del famoso Parco di Monza, e del viale alberato (ora viale Cesare Battisti), che mette in comunicazione la Villa con Milano. Dal 1859 in mano ai Savoia, la Villa venne considerevolmente modificata secondo lo stile dell'epoca, il neo-barocco, ad opera degli architetti Achille Majnoni, Luigi Tarantola e Villamarina, soprattutto per quanto riguarda l'ala sud.