Una delle peculiarita della sfilata è la suggestiva partecipazione dei Cavalli che manifestano una tradizione che persiste nel centro della Sardegna. I padri della chiesa hanno avuto un atteggiamento diversificato: da una parte il cavallo aveva una conno I padri della chiesa hanno avuto nei confronti del cavallo un atteggiamento diversificato: da una parte il cavallo aveva una connotazione negativa di superbia e lascivia, quasi di peccato perché nitrisce quando si avvicina una femmina e dall'altra che è quella pertinente al nostro progetto, di vittoria, come quella dei martiri sul mondo. In Sardegna le immagini dei cavalieri vincenti più ricorrenti sono quelle di San Giorgio e Costantino, di San Michele Arcangelo, di San Maurizio patrono dei Cavalieri e di San Martino. Altri santi equestri venerati sono il patrono della Provincia di Sassari, San Gavino. Lo stesso San Paolo viene raffigurato armato con la spada come nel caso della facciata delle cattedrale di Bosa oppure caduto da cavallo come nel quadro posto nella chiesa della Santissima Trinità di Sassari. Un santo atipico e 'discusso' è Costantino che viene presentato sia a cavallo che in piedi come nel caso della cattedrale di Bosa. L'onomastica presenta anche forme volgari come S.Guantino a Villa di Chiesa, Gosantine, Comita, Gantine soprattutto nei Condaghe, vedi il Condaghe di Bonarcado. I centri di culto di questo santo sono a Sedilo, Genoni, Samugheo, Pozzomaggiore, e Paulilatino. Nella narrativa sarda come del resto in tutte le raccolte di testi riguardanti le tradizioni popolari quali le ballate, le fiabe, ed i racconti il cavallo ha una funzione magica, dal punto di vista attanziale è una figura che aiuta l'eroe ha compiere la sua impresa. Il cavallo è un aiutante nobile ed intelligente senza il quali l'eroe o il santo non potrebbero vincere. I cavalieri delle varie ardie sono una variabile paradigmatica di un sentimento religioso che trae la sua origine da una fede incarnata nell'isola, molto profonda caratterizzata da antichi riti ancestrali che hanno subito profonde modificazioni nello spazio e nel tempo. La contaminazione culturale e il progresso tecnologico ha modificato le abitudini dei sardi, ma esistono alcune feste che sembra si siano fermate nel tempo. La scrittrice sarda Grazia Deledda racconta con sapere magico il cavallo e ciò che offre il suo punto di vista ripreso da una posizione di privilegio ecco come fotografa Grazia Deledda l'ambiente che la circonda. Un tempo io ero, pare impossibile, una intrepida amazzone. Ma da noi, in quel tempo, si nasceva, si può dire, a cavallo. Invece che sulle sedie i bambini s'arrampicavano sui mansueti ronzini invariabilmente legati nelle stalle dei ricchi proprietari e sotto le tettoie dei pastori poveri: a cavallo i proprietari andavano a visitare le loro terre, a cavallo si viaggiava da un paese all'altro, a cavallo le nobili dame si recavano a sciogliere qualche voto nelle belle chiese di stile pisano che arricchiscono l'isola, e le serve a portare l'acqua dalla fontana. E a cavallo si partiva, nelle luminose albe di primavera e d'autunno, in allegre brigate, per le feste campestri: il cavallo, quindi, era per noi ragazze di buona famiglia condannate ancora a una vita orientale, chiusa e sorvegliata gelosamente dai genitori, fratelli, zii e cugini, un simbolo di libertà e di gioia. Si diventa alti, a cavallo, e si ha l'illusione di essere, come i centauri, creature favolose agili e forti capaci di camminare, senza mai stancarsi, fino ai limiti della terra. L'emozione che si prova davanti alle varie ardie che si susseguono nell'anno agrario che termina con l'assunta e rinasce simbolicamente con la natività di Maria, è forte come così lo stupore che sembra assopirsi ma che si manifesta ogni qual volta il rito si ripete tra il forte incedere dei cavalli è i gosos recitati dai pellegrini che offrono al santo i ceri per sciogliere un voto o per pregare per un proprio defunto o una persona cara alla quale ci si sente vicini. I cavalli, gli stendardi, i cavalieri e le bandiere fanno parte di questo arcobaleno di sensazioni che unite tutte insieme danno un forte impatto emotivo che trascende dalla fede che ognuno ha nei confronti dell'epifania o del sacro. D'altronde se si guarda con attenzione il termine ardia è connesso semanticamente con la processione in senso religioso più che di una corsa a guardia del santo. I cavalli e i cavalieri sono le maggiori attrazioni di tutte le manifestazioni e sagre religiose che si tengono in Sardegna, la loro funzione naturale è quella dell'Ardia ovverossia di scortare e di proteggere il santo come accade in gran parte delle processioni che avvengono in Sardigna; gli stessi Pali sono una variabile paradigmatica di questo culto, i Pali come quello dell'assunta che si teneva a Sassari durante la discesa dei Candelieri.