http://blogsicilia.it La mafia della provincia di Palermo era già pronta a riorganizzarsi. Non sono bastate due operazioni per fermare le estorsioni ed il controllo del territorio. E' quanto emerge dall'inchiesta Nuovo mandamento 3 che oggi ha portato all'emissione di Sette misure di custodia cautelare emesse dal GIP del Tribunale di Palermo su richiesta della DDA, dai sostituti procuratori Sergio Demontis e Daniele Paci, dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi, nei confronti di altrettanti indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso in associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso in estorsione aggravata e continuata, concorso in tentata estorsione aggravata e continuata e furto di bestiame. I provvedimenti si inseriscono nell'ambito del terzo troncone dell'operazione "Nuovo Mandamento" che tra aprile e settembre aveva permesso di arrestare 53 persone, spegnendo sul nascere i tentativi di Cosa Nostra di riorganizzarsi sul territorio, riunendo i due storici mandamenti di San Giuseppe Jato e Partinico. Questa volta, in manette sono finiti Antonino Lombardo, 65 anni, nato a Tunisi ma residente a Montelepre; Giacomo Maniaci, 37 anni, palermitano; Giuseppe Vincenzo Cucchiara, 53 anni, di Montelepre; Santo Abbate, 77 anni, di Montelepre, già agli arresti domiciliari; tutti residenti a Montelepre, oltre a Vincenzo La Corte, 27 anni Palermitano e residente a Monreale, Raimondo Liotta, 47 anni, di Camporeale, già detenuto, e Salvatore De Simone, 57 anni, anch'egli residente a Montelepre. Quest'ultimo era l'autista dell'ex sindaco di Montelepre, Giacomo Tinervia, arrestato lo scorso aprile per estorsione e concussione. Inoltre, De Simone, è sposato con la zia del capomafia di Montelepre Giuseppe Lombardo, il boss che avrebbe preteso la "messa a posto" dall'imprenditore che stava ristrutturando la palestra di Montelepre. Quest'ultimo filone d'indagine, si è mosso a partire dalle dichiarazioni di due imprenditori vessati da pressioni estorsive che riguardavano i lavori di una palestra e per la costruzione del parcheggio multipiano a Montelepre. Nei mesi passati, i carabinieri guidati dal maggiore Mauro Carrozzo avevano già ricostruito la vicenda grazie a una microspia, piazzata nell'auto del boss di Montelepre. Nelle intercettazioni, si sentiva Lombardo che affermava di avere rimproverato il sindaco Tinervia, per aver preteso la tangente prima ancora del pagamento del pizzo ai boss. L'imprenditore estorto ha ammesso di aver consegnato il denaro a De Simone e che i soldi sarebbero stati suddivisi tra Cosa nostra e il Municipio. L'altro imprenditore, di Giardinello ha raccontato invece di una richiesta di pizzo alla quale però non si sarebbe piegato. Servizio di Alessio Anello Montaggio di Marta Ruggiero