Premio giornalistico “Lauretana Nella Vietti” edizione 2014 English version: https://plus.google.com/110062537834878298258/posts Orti Alti, un giardino segreto sul tetto La start up torinese porta l’agricoltura in città. Obiettivo: costruire orti e giardini a cielo aperto di Rita Rapisardi Essere contadini in città si può. A far riscoprire agli urbani convinti il piacere della terra, ci pensa Orti Alti, la star up made in Torino che realizza orti sui tetti piani. Nasce nel 2013 dalle menti di Elena Carmagnani ed Emanuela Saporito: architetti di professione, imprenditrici per passione. Un’esperienza vissuta sulla propria pelle sbocciata insieme ai primi frutti di Oursegretgarden, orto nel cuore di San Salvario, creato nel 2010 sul tetto dello studio in cui lavorano. Uno spazio verde di 30 mq capace di riempire i frigoriferi di 7 famiglie. Insalata, pomodori, zucchine, fagiolini, basilico: tutti prodotti biologici e senza pesticidi. L’esperimento si aggiudica il premio innovazione Amica dell’Ambiente 2010 di Legambiente. Da qui il passo verso la star up è breve. L’idea si allarga a scuole, biblioteche, supermercati e uffici privati dallo spirito green. Orti Alti è un pacchetto completo: si parte dall’edificio, progetta l’intervento ed educano gli abitanti a essere buoni ortolani. In base alla stagionalità dei prodotti, agronomi e giardinieri insegnano ai condomini le regole base della coltivazione. I lavori per la realizzazione richiedono poco più di una settimana: un progetto di bioarchitettura a basso costo che ha molti candidati nelle palazzine di fine ‘800 e inizio ‘900. “Esistono centinaia di garage, bassi fabbricati e spazi inutilizzati nei cortili in giro per la città – spiega Elena –, investire in un orto condominiale, o giardino pensile, ripaga non solo in cibo, ma aumenta il valore dell’immobile”. I vantaggi non si fermano qui: la terra mista a compost ha una funzione termica e isolante che abbatte d’inverno i costi di riscaldamento e d’estate permette di eliminare l’aria condizionata. Un risparmio in bolletta tra il 10% e 30%. “Vivere quotidianamente l’orto avvicina i condomini e fa riscoprire il piacere del cibo fresco – spiega Emanuela – cene, pause relax, momenti di condivisione: un modo per riappropriarsi degli spazi urbani migliorando la qualità della vita”. Km 0, risparmio e partecipazione, è la risposta di Orti Alti a una città che ci vuole isolati nei nostri appartamenti. Certo denunciano i due architetti è difficile parlare di sostenibilità e risparmio energetico in Italia: “Spesso c’è la volontà di non far passare certi temi: bisogna investire risorse nella ricerca, attivare detrazioni e finanziamenti per il privato”. Anche se la sensibilità sta cambiando, a remare contro ci pensa una normativa costosa e superata nel resto d’Europa. Non a caso i primi riconoscimenti a Orti Alti arrivano dall’estero: nel 2013 è stata selezionata dalla European Investment Bank tra oltre 300 progetti presentati al Social Innovation Tournament. Le due startupper ora pensano al futuro: insieme all’Assessorato all’Ambiente lavorano per tracciare una mappa del possibile “mercato dei tetti”. Al primo posto quelli scolastici, spesso da rifare, su cui svolgere attività per i più piccoli avvicinandoli alla dimensione verde. Inoltre in collaborazione con la Camera di Commercio la start up vuole identificare le cooperative sociali con cui collaborare nella realizzazione dei piccoli polmoni verdi. “È un progetto di questi tempi, che unisce dimensione economica, sociale e ambientale – conclude Elena -, in questo sta l’innovazione, intrecciare temi diversi in un solo progetto”. Orti Alti ripensa i green roof, già realtà in Stati Uniti e nord Europa, in unico e originale servizio. Ora tocca all’Italia e a Torino rispondere: per una città che si vanta di essere smart questa potrebbe essere la prova del nove.