E' stato presentato presso la tenuta della SaiAgricola di Montecorona, alla presenza dell'assessore comunale all'Ambiente Federico Ciarabelli, il progetto di rimessa in coltura delle pesche di Montecorona. Il progetto è stato portato avanti in collaborazione con Arusia e l'Università di Perugia. Le pesche di Montecorona sono una varietà autoctona che la proprietà preserva con cura dalla totale scomparsa. Il progetto è stato portato avanti in collaborazione con l'Arusia (Agenzia Regionale Umbra per lo Sviluppo e l'Innovazione in Agricoltura) e l'Università di Perugia. Un progetto innovativo e strategico per il recupero della coltivazione della pesca di Montecorona, che era in auge a Umbertide fino al 1960. Alla presentazione sono intervenuti il direttore generale della SaiAgricola Guido Sodano, il responsabile locale della tenuta di Montecorona Roberto Zampieri, l'assessore comunale all'Ambiente Federico Ciarabelli, il presidente di Arusia Adolfo Orsini e il presidente di Slow Food Umbria Sonia Chellini. L'idea di recuperare questa coltura venne a Zampieri quando 12 anni fa, nei mercati di Perugia, vide esposto un cartello in un mercato che indicava pesche di Montecorona. Siccome le pesche di Montecorona non erano più in produzione da tempo, il cartello era evidentemente falso, ma servì a far capire quanto avesse mercato questa specificità locale. Iniziò un lavoro di ricerca di questa pianta che dai campi di Montecorona era sparita dagli anni 60 e le cui ultime notizie risalivano a una tesi di laurea del 1952. Sono state trovate cinque piante presso agricoltori locali che le avevano conservate. Da lì è partito uno studio per rifare un pescheto. Le prime 100 piante sono state messe a dimora e ieri mattina è stato presentato il primo raccolto, non ancora in commercio. Infatti lo studio condotto con Arusia e Università è biennale. Il prossimo anno saranno piantate altre 250 piante. Nel frattempo gli agronomi studieranno le qualità organolettiche del frutto. Al palato comunque il prodotto appare già eccellente. L'obiettivo economico di questa iniziativa ha spiegato il direttore generale Guido Sodano è la vendita diretta almeno del 50% del prodotto, in modo da attuare il cosiddetto chilometro zero, ovvero il frutto passa dalla pianta direttamente alla tavola, senza intermediari. I prodotti venduti nei normali canali di distribuzione in genere provengono da una raccolta prematura, in cui il frutto completa il processo di maturazione nei vari passaggi dallo stoccaggio ai frigoriferi per poi arrivare sui mercati. Con la vendita diretta si vende il prodotto maturato in pianta, che è decisamente più gustoso: la frutta è tanto più buona quanto più si accorciano i tempi dal raccolto al consumo. L'assessore Federico Ciarabelli ha sottolineato come negli ultimi anni è andata aumentando la necessità di conservare la biodiversità e recuperare vecchie varietà, un tempo diffuse nel territorio, perchè da esse si possono ritrovare le radici della tipicità dei prodotti agro-alimentari che, come è noto, derivano dallinterazione tra tradizione e territorio. Il nostro Comune ha sempre sostenuto queste produzioni di qualità, che contribuiscono a definire anche una identità del territorio più marcata e basata sui prodotti tipici locali. Perchè le pesche di Montecorona rappresentano un prodotto unico, introvabile altrove? Probabilmente -ha spiegato Roberto Zampieri per selezione naturale. Negli anni di gelate queste piante resistevano al freddo e davano comunque frutti. Crescendo a 200 metri sul livello del mare, con un clima tutto particolare, la pianta dà frutti del tutto originali. Saiagricola è l'impresa di investimento in agricoltura del gruppo Fondiaria SAI, con tenute in Piemonte, Toscana e Umbria.