Gero Micciché 03.02.2016 Manca ancora il Regolamento di attuazione della legge di Riforma del settore eolico approvata a novembre dall' Assemblea regionale. 42 progetti in lista d'attesa. Gero Micciché. MICCICHE’ A metà novembre scorso è stata annunciata come una rivoluzione. E in effetti sarebbe così perché la Riforma del settore introduce regole certe nella giungla degli impianti eolici siciliani. Però, a 2 mesi e mezzo dall'approvazione della stessa riforma da parte dell'Assemblea regionale, la nuova legge sull'eolico ha, almeno per il momento, partorito un solo effetto : la decisione del dipartimento Energia di bloccare tutti i progetti in corso di autorizzazione in giro per la Sicilia. E si tratta di 42 progetti depositati alla Regione (alcuni anche dal 2006) che adesso sono in lista d’attesa fin quando sarà emanato il Regolamento che attua la Riforma, ossia che spiega dove si possono costruire gli impianti. Infatti, la Riforma si limita solo ai principi generali, sancendo, ad esempio, i criteri per definire le aree a rischio ambientale, e quindi non idonee all'installazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonte eolica, ma non traccia, disegnandole su una mappa, le zone coltivabili con l’eolico. Pertanto, è stop fino all'approvazione del Regolamento. In proposito, è stata istituita e si è insediata una commissione composta dai rappresentanti dei dipartimenti regionali interessati che dovrà completare i propri lavori entro il mese di aprile. Nell’ elenco in stand by vi sono progetti per un totale di circa 1.400 megawatt da produrre sfruttando il vento anziché fonti inquinanti. Si tratta di opere dalle dimensioni variabili (da 179 kilowatt a 240 megawatt). Alcuni dei 42 progetti sono molto risalenti nel tempo, ad esempio uno è del 13 settembre 2006, e, dunque, il dipartimento Energia ha chiesto alle aziende di “manifestare esplicitamente il proprio interesse a portare avanti l'originaria iniziativa”. Alcuni imprenditori rinunciano, altri rimodulano il progetto iniziale, e, ancora in altri casi, lo stesso progetto sarebbe obbligatoriamente da modificare perché riferito a zone che, secondo i nuovi criteri della Riforma, non sarebbero più sfruttabili. Dieci anni, inutilmente trascorsi.