TG TREVISO (mercoledì 15 giugno 2016) - Profughi nella marca una risorsa e non un peso. Muove su questa strada la serie di iniziative messe in campo dai comuni con il sostegno della prefettura per dimostrare che chi arriva qui fuggendo da guerra e fame sa ripagare l’accoglienza. A Casier gli ospiti della caserma Serena saranno impiegati a breve per la pulizia di strade e piazze, per lavori di giardinaggio ed in genere per coprire tutti quegli interventi che il comune non riesce più a finanziare. Tutto gratuitamente per la collettività e su base volontaria. Esperienza che anche Treviso punta a attuare cosi come in minima parte e’ gia’ operativa a Vittorio veneto. In città però l’impiego dei migranti non e’ di competenza esclusiva dei municipi. Qui siamo a Monigo, a due passi dal biscione, complesso alveare per anni considerato uno dei ghetti di Treviso. Tante le famiglie straniere residenti sostanzialmente la prima ondata di migranti arrivati qui quando il lavoro c’era ma mancava la gente. Oggi la situazione si e’ capovolta come ci racconta questo immigrato dal Bangladesh scettico sul possibile inserimento dei migranti. Lui con la famiglia, di fatto vive con i frutti dell’orto. Da qui l’iniziativa delle associazioni del laboratorio di cooperazione ovvero far lavorare la terra ai profughi sottolineando che nulla viene sottratto ai trevigiani. Un esperimento per gli stessi promotori che raccolgono le esperienze di altre regioni non sempre positive (http://www.reteveneta.it)