L'endurance equestre è sbarcato in Europa e in Italia negli anni Settanta, ma è nato negli Stati Uniti almeno 150 anni or sono, all'epoca del Far West e delle corse organizzate fra i "pony express" per recapitare la posta da una costa all'altra. Non a caso, le gare più importanti si svolgono ancora sulla distanza dei 160 chilometri, cioè le mitiche 100 miglia, la distanza di ognuna delle tappe che i "padri" dei postini di oggi percorrevano attraverso gli States di fine Ottocento. Una gara di endurance esiste solo ed esclusivamente in virtù di ciò che cavallo e cavaliere riescono a costruire. Sono una cosa sola. Si "ascoltano" e realizzano insieme un progetto sportivo che è fatto di sacrificio, tenacia e voglia di conquistare non solo la vittoria fine a se stessa. Le gare di endurance sono infatti prove sportive che mettono in luce le doti di cavaliere e cavallo nell'effettuare percorsi di varie lunghezze su terreni di diversa natura, salvaguardando sempre e comunque l'integrità del cavallo, impiegando le andature adatte al terreno e la velocità conformi all'allenamento e alla condizione fisica dell'animale. I tracciati vengono individuati prevalentemente su percorsi di campagna e la loro distanza può andare dai 30-40 chilometri delle gare più semplici e accessibili, ai 120 o 160 chilometri delle manifestazioni nazionali ed internazionali che assegnano titoli assoluti. La tutela della salute del cavallo è per il cavaliere un dogma, un "comandamento" dal quale non derogare in alcun modo. I controlli sono scrupolosi perché il cavallo viene visitato da una commissione veterinaria prima, durante e dopo la gara; ogni 30-35 chilometri sono previsti "cancelli veterinari", cioè stop obbligatori nel corso dei quali i veterinari visitano il cavallo per stabilire se è in grado di riprendere la corsa, sulla base di parametri fisiologico-metabolici e valutazioni sulla qualità dell'andatura. Se il cavallo non rientra in questo quadro di prescrizioni, viene fermato e la prova sua e del cavaliere viene interrotta. Tutto ciò avviene anche dopo l'arrivo finale perché vengono omologati soltanto i risultati dei cavalli che rientrano in parametri fisiologici e sanitari prestabiliti, come per esempio la frequenza cardiaca che non deve superare i 56 o 64 battiti al minuto. Tagliare per primi il traguardo, insomma, non è automaticamente sinonimo di vittoria effettiva. All'arrivo di ognuna delle "tappe" in cui si divide una gara, il cavaliere ha l'obbligo di presentare il cavallo al controllo veterinario. Dal momento in cui il cavallo - una volta recuperato lo sforzo e riacquisito i parametri fisiologici (soprattutto cardiaci) - varca l'ingresso del cancello veterinario, il tempo di gara viene bloccato e scatta un periodo - che può andare dai 30 ai 50 minuti - di sosta obbligatoria per consentire all'animale un ulteriore recupero. E' evidente, dunque, che anche al cancello veterinario può verificarsi un sorpasso. Basta che un cavallo giunto successivamente recuperi prima di un altro e venga presentato in visita prima; a quel punto sarà lui - a parità di tempo di sosta obbligatoria - a ripartire prima di quello che lo aveva preceduto. La tutela e la salvaguardia del cavallo sono gli unici ed esclusivi punti di partenza per chiunque voglia cimentarsi in una gara di endurance, tant'è che il riconoscimento più ambito oltre alla vittoria è il premio "Best Condition", titolo che viene assegnato al soggetto che, fra quelli che hanno concluso la prova nelle prime posizioni, risulta essere nelle condizioni fisiche migliori.