Da tanto tempo meditavo di scrivere qualcosa sulle mie esperienze di guerra, ma mi ha sempre trattenuto una specie di pudore; si è scritto tanto e così bene su questo argomento da autori illustri:Mario Rigoni Stern, Primo Levi, Giulio Bedeschi, solo per citarne tre fra tutti, e io mi sento piccolo e inadeguato al loro confronto. Perciò voglio subito chiarire che queste mie succinte memorie rappresentano soltanto i ricordi di un soldato semplice, la testimonianza di come un ragazzo ha vissuto vicende più grandi di lui, incomprensibili allora , dolorose ancora. Non ho nessuna pretesa né nessuna competenza per fare delle analisi storiche che competono agli studiosi, ai politici, ai sociologi, posso solo dire che i tre anni che vanno dl '42 al '45 sono stati per me cosi intensi di esperienze devastanti che il loro tempo si è dilatato per tutto il corso della mia lunga vita. Forse non riesco spigarmi compiutamente, ma intendo dire che ci sono tempi così da assumere proporzioni enormi rispetto ad altri di "normalità". Ad esempio, i dieci giorni della ritirata dal Don fino alla battaglia di Nicolajewka mi sono sembrati, e mi sembrano, più lunghi del mese successivo in qui ho vagato nella steppa russa per raggiungere i luoghi di raccolta: sono temi psicologici, direbbe qualcuno che ne sa più di me. Ho letto parecchi libri sulla ritirata di Russia , alcuni dolorosamente realistici e pacati, altri grondanti retorica, e sono quelli che più mi hanno infastidito. Eroi, eroismo, atti eroici, sprezzo del pericolo, sono i termini più abusati in questi, ma io non mi sono mai sentito un eroe, soltanto un disperato che a volte, ha compiuto qualche impresa, che potrebbe essere chiamata "atto eroico", solo per salvare la propria pelle o quella dei compagni di sventura. Quando ci si trova in situazioni estreme, si compiono azioni estreme, è l'istinto di sopravvivenza che ci guida e ci fa osare oltre ogni ragionevolezza, ai limiti della resistenza umana. (Introduzione del libro, Uno dei tanti, di Valerio "Marco" Andreatta). Valerio Andreatta, detto Marco, nasce ad Asolo (TV) nel 1922. Arruolato nel 1942,nello stesso anno viene inviato sul fronte del Don.E tra i pochi che riescono a sopravvivere alla ritirata dalla Russia, ma dopo l'8 settembre viene catturato dai Tedeschi, e internato in un campo di lavoro a Zwickau in Germania. Rientra in Italia nel giugno 1945. A distanza di sessant'anni, quelle esperienze non si sono ancora sedimentate, ma restano vive e presenti nella sua coscienza. L'attenzione e la confidenza di una della famiglia, Giuliana Andreatta, hanno consentito a questo vissuto di diventare narrazione, dando voce a "uno dei tanti". Video della serata, Novanta passi di memorie (Battistei, borgata di Laghi di Cittadella PD) Organizzata da Alessandro Lago e Marco Scapin (fondatori dell'associazione culturale "APS MATERIALE RESISTENTE / info. - benvenutiabattistei@libero.it /facebook: materiale resistente) in collaborazione con Lorenzo Capovilla, già presidente dell'ISTRESCO (Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea della Marca Trevigiana). Testimonianza diretta di Valerio "Marco" Andreatta, uno dei tanti partiti per la campagna di Russia, uno dei pochi tornati vivi dalla tragedia della ritirata. Dopo l'8 settembre1943 (Armistizio Badoglio) viene catturato dai Tedeschi e internato in un campo di lavoro a Zwickau in Germania. Valerio "Marco" Andreatta, nella tragedia della ritirata dalla Russia, ha condiviso con Mario Rigoni Stern, senza mai incontrarlo, l'episodio della battaglia di Nikolaevka (Nikolajewka) e il viaggio sul treno che li portò prigionieri in Germania. Si incontreranno tanto tempo dopo a Montebelluna, il 26 giugno 2006, in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria a Mario Rigoni Stern. Il brano L'ultima notte, di B. De Marzi, è stato eseguito dal Coro A.N.A. di Cittadella / Sez. Padova. Nel rispetto della legge (Copyright),dal Coro A.N.A. di Cittadella, tramite il sig. Giuseppe Ferraro (Presidente del Coro) si è ottenuto il consenso ad utilizzare il brano per questo video. Autore video: Franco Baggio 54